Se hai qualche decennio alle spalle e hai fatto un pezzo di strada nella tua vita, forse ti sarai accorto che il modo in cui affrontavi e risolvevi i problemi da giovane non funziona più. Ora ti trovi nel pomeriggio della tua vita ed è probabile che tu debba fare alcuni cambiamenti. È il senso del post – tradotto per te – di cui oggi ti propongo la prima parte. Continua a seguire il blog per non perderti la seconda parte.
Parte 1
Ieri sera ho visto un video del Dr. Wayne Dyer intitolato Il cambiamento (film documentario disponibile in italiano con il titolo di The Shitf- Il cambiamento– NdT), che ho trovato molto toccante e fonte di ispirazione. In questo video il Dr. Dyer sostiene che le soluzioni che funzionano al mattino della nostra vita non funzionano altrettanto bene nel pomeriggio.
Quando le vecchie soluzioni non danno più i risultati attesi grande è il nostro smarrimento e notevole la frustrazione. Facciamo quello che pensiamo sia il meglio, ciò che riteniamo sia la cosa giusta e tuttavia, per qualche motivo che ci sfugge, le nostre abituali e fidate routine non funzionano più. Maggiori sono i nostri tentativi, peggio ci sentiamo, come affondassimo in un abisso invisibile. Perché ci succede così?
A un certo momento della nostra vita, i vecchi comportamenti che una volta ci portavano al successo devono essere accantonati per lasciare posto a qualcosa di nuovo. Dobbiamo mettere da parte le lezioni apprese in passato, che ci avevano permesso di avere successo a un determinato livello di consapevolezza (e questo vale anche se pensiamo di aver avuto solo moderatamente successo) per poter diventare qualcosa di più.
Permettimi di raccontarti la mia esperienza personale nell’affrontare questa sfida.
Nei primi anni Duemila mi occupavo con soddisfazione della mia attività di videogiochi. L’attività rendeva bene, il lavoro era interessante e mi piaceva, i clienti erano soddisfatti. Mi davo inoltre parecchio da fare per aiutare gli altri sviluppatori di videogiochi ad avere successo, per un anno sono anche stato presidente di una associazione non profit. Avevo una buona vita, una moglie che mi amava e buoni amici. Avevo obiettivi interessanti e il mio futuro appariva luminoso.
Tuttavia, molto lentamente, per un periodo di tempo durato svariati mesi (forse anche anni), sentito che qualcosa non andava. La mia grinta e la mia motivazione stavano lentamente svanendo. Non ero felice come credevo avrei dovuto essere. Ottenevo quello che volevo ma non era abbastanza. Non riuscivo però a capire che cosa mi mancasse. C’erano altre cose che volevo, che comunque di lì a poco avrei avuto. Avrei dovuto essere molto felice e appagato e per un po’ sembrava che fosse così tuttavia, a poco a poco, cominciavo a sentirmi sempre peggio. C’era qualcosa che non funzionava, ma non riuscivo a capire cosa fosse. Il mio regime alimentare non era adeguato? Non facevo abbastanza movimento, o non facevo gli esercizi giusti? Forse si trattava solo di aggiungere un pizzico di varietà alla mia vita, magari occuparmi di nuovi progetti, leggere di più o frequentare seminari per trovare la risposta. Magari si trattava di dedicare più tempo a meditare o a scrivere sul diario.
Mi sforzavo il più possibile per capire dove fosse il problema, ma ogni volta che credevo di essere arrivato alla soluzione e cercavo di metterla in pratica, non funzionava. Nel migliore dei casi il mio entusiasmo si esauriva dopo pochi giorni e inevitabilmente tornavo alla situazione di depressione. Al più riuscivo a distrarmi con divertimenti, romanzi, videogiochi e altro. Ma permaneva lo stesso un senso di paura, in agguato tra le ombre della mia consapevolezza.
I mesi passavano mentre cercavo nuovi modi di diagnosticare il problema e nuove soluzioni. Le mie entrate cominciavano a diminuire perché non ero motivato a lavorare. Anche i compiti più semplici sulla lista sembravano insolitamente opprimenti. Intuivo che c’era qualcosa di terribilmente sbagliato ma non riuscivo a capire che cosa fosse.
Infine, a metà del 2004, in parte per seguire un capriccio, decisi di recarmi alla conferenza Posso farlo! organizzata dalla casa editrice Hay House’s a Las Vegas. Il primo giorno ascoltai per tre ore il Dr. Dyer parlare sul potere dell’intenzione e di vivere seguendo uno scopo. Riconobbi immediatamente la verità delle sue parole, fu una folgorazione. Per gran parte del suo discorso avevo le lacrime agli occhi e tremavo. Era esattamente ciò che avevo bisogno di sentire. Sapevo che la vita mi era sfuggita di mano in una direzione completamente diversa. Ebbi un improvviso lampo di chiarezza e vidi uno sprazzo del mio futuro. Sapevo che cosa avrei dovuto fare in seguito, ma era troppo da accettare tutto insieme. Sentivo una voce nella mia testa che mi diceva: “il tuo posto è su quel palco”. Anche se dentro di me sentivo che era vero, la prima mia reazione fu molto vicina al panico. Se quello che stavo provando era corretto, ciò significava che avrei dovuto distruggere tutto ciò che avevo costruito negli ultimi dieci anni, compresa l’identità che mi ero creato.
Il resto di quella conferenza fu altrettanto illuminante, anche se non ebbe l’effetto dirompente del primo giorno, ma mi diede modo di conoscere altro ancora che avevo bisogno di sapere. Essere circondato da tantissime persone che, come me, cercavano significato e scopo per la loro vita, fu di incredibile ispirazione.
Impiegai del tempo per tirare le somme di quell’esperienza e comprenderne appieno il significato. I primi mesi mi sentivo come se stessi vivendo in due mondi diversi. La mia realtà esterna era rimasta per lo più immutata, ma dentro di me ero un altro. Ero stato ispirato da un fine più grande, e riuscivo a vedere la strada che mi si apriva davanti. Sapevo di non essere più uno sviluppatore di videogiochi. Avevo qualcosa di più importante da fare ed era venuto il momento di cominciare a occuparmene.
Verso la fine dell’anno lanciai StevePavlina.com, senza sapere del tutto in che modo avrei potuto avere successo su quel percorso. Ma il successo non era così importante per me, all’epoca, perché la nuova strada pareva quella giusta. Mi sentivo come avvolto in uno strato di felicità. Ero così felice di ciò che stavo facendo che non mi preoccupavo che la mia attività di videogiochi incassasse soltanto il 25% di quello che avrei potuto fatturare o che il mio nuovo sito di sviluppo personale mi avesse fruttato solo 167 dollari nei primi sei mesi, cioè diciassette centesimi all’ora, lavorando a tempo pieno.
Spostiamoci avanti velocemente di alcuni anni. L’azienda di videogiochi è una cosa del passato e ora gestisco una fiorente attività di sviluppo personale. La Hay House è l’editore del mio libro. L’anno scorso ho tenuto due discorsi in altrettante conferenze Posso farlo! durante le quali ho anche incontrato il Dr. Dyer e molti altri autori della Hay House.
La visione che avevo avuto nel lontano 2004 era stata misteriosamente profetica.
I cambiamenti esterni sono la conferma della mia avvenuta trasformazione, ma non rendono l’idea del processo che ho dovuto compiere per arrivare a quel punto. I veri cambiamenti sono stati interiori e sono avvenuti nella mia consapevolezza. Invece di collocare al primo posto nella mia vita il successo e la realizzazione, avevo cominciato a pensare in termini di felicità, appagamento, scopo e servizio. Mi ci era voluto parecchio tempo prima di arrivare ad accettare che il semplice atto di aiutare gli altri mi avrebbe reso più felice di quanto sarei stato se avessi raggiunto un obiettivo che aveva valore solo per me stesso. Istintivamente capivo che era così, ma era molto difficile accettarlo. Dal punto di vista razionale mi sembrava che la mia vita avrebbe funzionato meglio se mi fossi occupato dei miei obiettivi personali e mi fossi sforzato di ottenere ciò che volevo per me, invece di fare cose belle per gli altri.
Alla fine mi dissi: “okay, se aiuto la gente mi divertirò moltissimo. Forse avrei dovuto solo focalizzarmi su ciò.” A quel punto la voce del cuore se ne uscì con un: “ma morirai di fame. Resterai senza un soldo. Fallirai. La tua strategia non funzionerà. Devi considerare le priorità. Se non lo fai, le cose si metteranno molto male.”
Per un po’ alimentai quelle paure. Mi sembravano ragionevoli e giustificate, mentre l’alternativa pareva essere poco realistica e piuttosto campata in aria. Risolsi il conflitto diventando curioso. Dovetti ammettere con me stesso che non avevo idea di come funzionasse la vita e che probabilmente tutte le supposizioni che avevo fatto fino a quel momento erano sbagliate. Decisi di provare l’approccio improntato al servizio per vedere che cosa sarebbe successo e di accettare che, anche se il risultato avrebbe potuto essere negativo, comunque dovevo toccarlo con mano. Allo stesso tempo cominciai ad accorgermi di una verità più profonda: se non mi fossi goduto per niente la vita, avrei fallito come essere umano, qualunque cosa avessi realizzato durante il percorso. Cominciai quindi a rendere una priorità l’essere soddisfatto della mia vita, e cominciai a notare che mi sentivo molto, molto bene quando aiutavo gli altri, mentre non mi sentivo altrettanto bene quando ero concentrato esclusivamente su me stesso. Più sperimentavo, più questo mi appariva chiaro.
In attesa di leggere la seconda parte, se vuoi approfondire l’argomento, scoprire come i pensieri creano la tua vita, il potere delle sincronicità e come ordinare all’Universo acquista La legge dell’attrazione.