Sicuramente uno dei post più illuminanti di Steve Pavlina che, nel suo essere relativamente breve, è ancora più efficace e incisivo. Quanti di noi si sono trovati a vivere situazioni stagnanti, maledicendole senza il coraggio di spiccare il volo perché la paura dell’ignoto era più forte? A chi non è non mai successo? Tutti ci siamo sentiti un po’ naufraghi dell’isola. Pur se desiderosi di rientrare nella civiltà, esitiamo però a prendere il mare su una zattera per paura di pericoli che la nostra immaginazione ingigantisce a dismisura.
Eppure non è necessario che sia così difficile. Basta cambiare leggermente prospettiva. Vediamo come.
Qui di seguito trovi la traduzione del post:
La decisione di restare o andarsene
Ti è mai capitato di tollerare una situazione che non ti piace e, nel contempo, di non avere le idee chiare su quale potrebbe essere l’alternativa?
Il tuo lavoro, la tua relazione o il tuo stile di vita non fanno per te ma tu esiti ad abbandonarli?
Immagina di essere bloccato su un’isola, e che l’isola non ti piaccia. È troppo piccola, il tempo è spesso brutto, c’è puzza di pesce marcio. Un giorno ti arrampichi in cima al cocuzzolo più alto e ti guardi intorno: dovunque volgi lo sguardo, tutto ciò che vedi è una distesa infinita di mare.
Che cosa potresti fare?
Hai due possibilità. Restare o andartene.
Se rimani sei sicuro di sopravvivere, ma dovrai mal tollerare una situazione sgradevole per tutto il resto della tua vita. Su quell’isola non sarai mai felice. Passerai l’esistenza a chiederti come sarebbe stato se te ne fossi andato e avessi trovato qualcosa di meglio. Alla fine morirai domandandoti che cosa avrebbe potuto essere.
Se costruissi una zattera e prendessi il mare allontanandoti dall’isola potresti dover affrontare svariate avversità. Come sopravviverai durante viaggio? Come navigherai? Che cosa succederebbe se ti perdessi in mezzo al mare? Potresti morire di sete o di fame o per assideramento. Potresti imbatterti in una tempesta o essere attaccato dagli squali. Niente e nessuno ti garantisce che sopravviverai. Parrebbe più sicuro restare sull’isola.
Questo modo di ragionare ben rappresenta il modo in cui molte persone affrontano le decisioni difficili tra restare in una situazione o andarsene. Si sentono come se dovessero compiere un salto di fede verso un rischio sconosciuto, un ignoto che potrebbe essere pieno di tempeste, squali, scarsità di risorse e altro ancora. È naturale che, se a questione è posta in questi termini, scelgano di restare sull’isola. Questo ragionamento le mantiene bloccate dove si trovano.
Questo modo di pensare, però, è solo un punto di vista. Forse ti sembra un paragone ragionevole perché descrive bene il modo in cui a volte le persone si sentono quando si trovano di fronte alle decisioni importanti della vita. Ma esso non rappresenta i rischi veri. Questo modo di pensare affastella un cumulo di credenze limitanti e le fa apparire come pericoli reali.
Se lasci il tuo lavoro difficilmente sarai divorato dagli squali. Lo stesso se interrompi una relazione che non ti appaga. Idem se ti trasferisci in una nuova città. Vero, ci sono rischi, ma sono rischi che puoi affrontare e gestire. Inoltre, nella maggior parte di questi cambiamenti lo scenario peggiore che potrebbe capitare non sarebbe così negativo: si tratta probabilmente di rischi che certi professionisti, per esempio gli avvocati divorzisti, gestiscono senza battere ciglio come parte della loro routine quotidiana. Il cambiamento che per te è straordinario equivale a una quisquilia nella giornata ordinaria di qualcun altro.
Mentre mi trovavo ad affrontare cambiamenti che all’epoca mi sembravano di grande portata, per esempio una bancarotta e un divorzio, mi colpì quanto invece queste esperienze fossero banali per coloro che dovevano occuparsi della parte burocratica e della relativa documentazione. Le esperienze che a me hanno cambiato la vita, per qualcun altro non sono state niente di più speciale di bere una tazzina di caffè. Anche quando sono stato arrestato svariate volte da adolescente [vicenda accennata nell’e-book Gestisci meglio il tempo– NdT] per i poliziotti e i giudici che si sono occupati del caso la mia situazione non è stata niente di neanche lontanamente memorabile. Ci sono voluti solo pochi minuti del loro tempo in una giornata di routine.
Consideriamo ora un diverso scenario. Lasciamo perdere l’esperienza straordinaria del tizio che è naufragato su un’isola deserta. E sostituiamola con qualcosa di un po’ più gestibile.
Ti trovi sempre sull’isola di cui abbiamo già parlato e la situazione è quella descritta. Ora però, quando arrivi sul punto più alto e ti guardi intorno, riesci a scorgere altre isole. Se costruissi una zattera, riusciresti sicuramente a raggiungerne una. Ma sulla zattera lo spazio è limitato e sarai costretto a lasciare sul posto molti degli oggetti che ti sono familiari. Dovrai abbandonare la tua preziosa capanna che hai faticato tanto a costruire e a riparare dopo innumerevoli tempeste. Se ti trasferisci su un’altra isola dovrai ricominciare daccapo.
Dov’è il problema? La gente ricomincia daccapo in ogni momento. Non è la fine del mondo. Non farne un dramma, è solo un normale aspetto della vita con cui di tanto in tanto tutti ci confrontiamo. E continueremo a trovarci in situazioni di questo tipo per tutto l’arco della nostra esistenza. Ci saranno sempre nuovi inizi.
Sicuramente puoi portare con te sulla nuova isola le capacità che hai appreso sulla vecchia. Hai costruito una capanna una volta, sei in grado di farlo di nuovo. Grazie all’esperienza accumulata sulla prima isola impiegherai molto meno tempo a ricostruirti una nuova vita da qualche altra parte. Ti adatterai a tutte le altre novità. Forse il viaggio ti sembrerà sgradevole o stancante. Il sole ti brucerà la pelle. Ma è ragionevole aspettarti che almeno una di queste isole sia meglio della tua isola puzzolente. Sai già che la tua situazione attuale non ti piace. Potresti persino prendere in considerazione l’eventualità di andare in esplorazione per trovare qualcosa di meglio.
Un fattore che ti tiene bloccato sulla tua isola è che non accetti che il viaggio sia sgradevole. Anche se così fosse, sappi che sei in grado di accettare la fatica, patire un’eventuale insolazione e accogliere la sfida di ricostruire la tua vita altrove. Devi essere disposto a pagare quel prezzo.
Se ti trovi ad affrontare un cambiamento impegnativo in che consisterà il prezzo da pagare? Si tratterà di fare i bagagli e andartene? Ridimensionare il tuo tenore di vita per qualche tempo? Occuparsi di una montagna di documenti? Se fossi disposto ad accettare di pagare il prezzo che c’è da pagare riusciresti a navigare il cambiamento?
A volte non riusciamo a fare chiarezza solo perché non ci va di pagare il prezzo che il cambiamento ci impone. Non abbiamo voglia di rinunciare al nostro tenore di vita. Odiamo essere criticati o trovarci in imbarazzo. Non ci piace doverci occupare di una quantità di documenti. Non vogliamo dover passare per un altro inizio. Ma quando una transizione ha un prezzo definito, la chiarezza di cui abbiamo bisogno è già lì. Paga il prezzo e fai il cambiamento. Oppure non pagare il prezzo e resta dove sei.
Non farne una questione più grossa di quella che è. Se dovrai dormire in macchina, non affrontare la cosa come si trattasse di una tempesta mortale. Se sarai costretto a chiedere scusa, non trasformarlo in uno squalo. Se ti toccherà occuparti di un bel po’ di documenti … be’, quest’ultimo sì che è un guaio grosso. Tuttavia… sopravviverai.